Report Finali Boulder Femminili

Ashima Shiraishi © Giulio Malfer

YOUTH B BOULDER
Alle 9:30, puntuale, arriva lo start. E’ un momento importante. E’ sono le prime finali Boulder della storia dei Campionati Mondiali Giovanili di arrampicata, e ad inaugurarle tocca alle giovani atlete delle categorie Youth B (Under 16) e Youth A (Under 18). Corrono in contemporanea. Sono 6 finaliste per categoria. Il gioco quindi si fa sempre più delicato e serio: non si può assolutamente sbagliare nulla. Ogni tentativo in più, ogni presa, ogni movimento deve essere studiato e calcolato. In campo bisogna mettere la forza, la testa e anche il cuore. Questo è il Boulder, il regno dell’arrampicata che si consuma in un attimo. La tensione che si respira è quella delle grandi occasioni, ed è giusto che sia così! Finalmente si parte. L’attacco è sempre importante ma il primo boulder sembra non essere il più adatto per un inizio soft e resta senza soluzione per la slovena Urska Repusic e la statunitense Brooke Raboutou. Un po’ meglio fa l’altra americana, Natalia Grossman, che agguanta la presa bonus (la zona) in 6 tentativi. Poi la musica cambia radicalmente: la russa Elena Krasovskaia (3a delle semifinali) centra subito il top . Cosa che però non riesce alla slovena Vita Lukan che trova il top “solo” al quarto giro. A questo punto tutti aspettano la 14enne statunitense Ashima Shiraishi, la grande dominatrice dei primi due turni. Tutti si aspettano la sua vittoria. ma come reagirà alla “pressione”. La risposta viene subito: Ashima esce guarda il blocco e lo sale al primo tentativo. Il suo attacco non poteva andare meglio. Intanto la Raboutou si riscatta nel secondo blocco che risolve in 6 tentativi. Mentre per Repusic e Grossman resta quasi un mistero. A questo punto la Krasovskaia tenta la prima fuga e risolve il secondo problema in 2 tentativi. Ora Lukan e Shiraishi devono rispondere… e un po’ di pressione può farsi sentire. Lukan sembra soffrirlo questo ma stringendo i denti riesce a farlo suo in 4 tentativi. Poi arriva Shiraishi e il blocco 2 trova chi lo sale in un solo tentativo. Sembra la fotocopia della semifinale. l’unica domanda è: riuscirà l’americana a fare ancora la gara perfetta?

Intanto è arrivato il penultimo problema, il numero 3 (particolare interessante, è lo stesso dello step 2 della categoria superiore, la Youth A). Per Grossman, Repusic e Raboutou quello strapiombo cosparso di volumi sfuggenti è… buio, quasi totale. Quasi lo stesso che per la Krasovskaia che però arriva almeno all’intermedio alias la presa di zona. A fare il top ci pensa invece la Lukan che in 6 tentativi dimostra di essere già di categoria superiore (sì perché nella categoria A questo top è stato raggiunto solo dalla grandissima Janja Garnbret). Chi invece sembra proprio di essere proprio di categoria a parte è (indovinate?) la solita Ashima Shiraishi. Per lei, naturalmente, il top arriva al primo tentativo…sembra facile come bere un bicchiere d’acqua. A questo punto quando manca solo l’ultimo ostacolo, il 4° boulder, la lotta sembra essere ristretta solo tra la Krasovskaia e la Lukan che si giocano la medaglia d’argento. A meno che l’americana non toppi clamorosamente. Potrebbe anche succedere visto che il blocco finale, proprio in partenza, ha un salto da sinistra a destra con un arrivo non proprio sicuro. Sta di fatto che la Grossman lo risolve quasi facilmente (in 3 tentativi) seguita poi dalla Repusic (in 7 tentativi). Nulla da fare invece per la Raboutou che chiude anche lei con 1 top (sul 2° problema). Ad una ispirata Elena Krasovskaia, invece, riesce la magia del top in un solo tentativo: è a 3top in 4 tentativi. Ora bisogna vedere cosa fa Vita Lukan che con 3 top in 14 tentativi deve assolutamente chiudere il 4° problema per conquistare la medaglia d’argento e sperare nell’oro (se Shiraishi sbagliasse). Ma non c’è proprio nulla da fare, anche se ci arriva veramente vicinissima a quel prezioso top. Così la bravissima russa Elena Krasovskaia è medaglia d’argento (con 3 top in 4 tentativi) mentre la slovena Vita Lukan è terza (con 3 top in 14 tentativi). E la statunitense Ashima Shiraishi è già campionessa del mondo Boulder della categoria Youth B, prima ancora di provare il 4° boulder, visto che ha già conquistato 3 top tutti al primo tentativo. Ma appunto c’è l’atto finale anche per lei. E, per la prima volta, anche la piccola americana è in difficoltà: non riesce proprio a capire quel “salto” in partenza. Ma lo smarrimento dura appena lo spazio di 2 tentativi. Alla terza partenza il top è suo. Con questo ha salito tutti i 12 boulder delle tre prove di questi suoi mondiali. Resta poco da aggiungere: la campionessa del mondo Boulder Ashima Shiraishi ha davvero un talento immenso, da grande stella! Il tempo dirà se vediamo giusto…

Janja Garnbret © Giulio Malfer

YOUTH A BOULDER
Chi riuscirà a battere la slovena Janja Garnbret? E’ questa la prima domanda per l’ultimo atto del mondiale Boulder delle ragazze della categoria Youth A (o Under 16). La seconda (almeno per gli italiani) è: Asja Gollo riuscirà a ripetere la grande prova che ieri, in semifinale, le ha regalato il 2° posto? Nel mondo del boulder, ovvero del “nulla è scontato” sono domande insieme da tifosi ma anche tecniche. La Garnbret è sicuramente una delle atlete giovani più dotate di questi ultimi anni. Una vera fuoriclasse. La Gollo è da tempo una delle più sicure promesse italiane e già una sicurezza a livello internazionale. Non a caso la slovena comanda il world ranking ed è la campionessa europea in carica, mentre l’Italiana nel world ranking è seconda. Non che non abbiano concorrenza. Ad aspettarle al varco ci sono le statunitensi Margo Hayes e Grace McKeehan, due avversarie che fin qui si sono rivelate davvero “toste”. E poi ci sono anche l’austriaca Johanna Färber e la francese Charlotte Andre che vengono da due delle scuole più rinomate e con più tradizione per questo sport. Tutto questo per dire dell’attesa e delle emozioni che finali come queste portano con sé. Ma, bando alle emozioni, poi si deve partire. E a farlo alla grande sono proprio Asja Gollo e Margo Hayes che centrano il primo top al primo tentativo. Di meglio non si poteva sperare. dal canto suo Janja Garnbret spende invece due tentativi per aver ragione del boulder di partenza.

Mentre Johanna Färber lo risolve in 4 tentativi. Charlotte Andre riesce solo a raggiungere la presa di zona e Grace McKeehan neanche quella. Sul secondo (difficile) boulder è Janja Garnbret a salire in cattedra. La slovena lo sale al primo tentativo mentre per tutte le altre rimane un mistero, anche se la Gollo e la Hayes almeno riescono a centrare la zona. Giusto per non sbagliare anche alla terza “stazione” la Garnbret va al massimo e risolve il rebus al primo tentativo. Prima di lei c’era riuscita solo la Hayes mentre la Gollo aveva speso solo due tentativi per trovare il top. A segno, cioè al top del 3° boulder, erano andate anche la Färber (in 7 tentativi) e la Andre (in due tentativi). A questo punto, ad un blocco dalla fine, la Garnbret era saldamente al comando con 3 top in 4 tentativi. Seconda, con 2 top in 2 tentativi era la Hayes. Terza, con 2 top e un tentativo in più rispetto alla statunitense, era la Gollo. Insomma, come nelle migliori tradizioni di queste gare, tutto poteva ancora succedere: tutte e tre erano ancora in corsa per il titolo mondiale. Solo che l’ostacolo (strapiombate e aleatorio) dell’ultimo problema era davvero di quelli seri e così per tutte è rimasto senza… top. Morale: la slovena Janja Garnbret è la grandissima prima campionessa boulder della categoria Youth A. Alla statunitense Margo Hayes va la medaglia d’argento, che è anche una riprova del grande valore della “nuova” scuola statunitense. Mentre alla bravissima torinese Asja Gollo va un bronzo da incorniciare!


Stasa Gejo © Giulio Malfer

JUNIORS BOULDER
Nella finale delle Juniors la partenza è di quelle migliori che un’atleta possa augurarsi. Sul primo boulder strapiombante in 4 arrivano al top subito, al primo tentativo. A fare la partenza perfetta sono: la francese Margaux Pucheux, l’austriaca Jessica Pilz, la serbaStasa Gejo e (naturalmente) la giapponese Miho Nonaka che ha “vinto” la semifinale. Centra il primo top (ma al 4° tentativo) anche la belga Chloé Caulier. Mentre la slovena Julija Kruder resta al palo. Al secondo step la musica cambia… totalmente. Occorre salire uno strapiombo usando come prese lo strano disegno in rilievo di un omino stilizzato. Bizzarro. Magari a qualcuna saranno venuti alla mente quei giochi del Rock Junior di Arco di quando erano bambine. Solo che stavolta non c’era molto da divertirsi visto che nessuna è riuscita, non solo a salirlo, ma anche a capirlo! Solo Nonaka (in 2 tentativi) e Pilz (in 3 tentativi) riescono a raggiungere la presa di zona, cosa che le porta rispettivamente al 1° e 2° posto della classifica provvisoria di metà gara. Finora è stata una gara strana, tutta giocata su equilibri labili. Tanto che sul terzo blocco (quello sulla placca rossa ovvero nel regno dell’equilibro) la faccenda sembra riproporsi in fotocopia. Sono tutte là, ferme, senza che nessuna riesca a trovare la benché minima strada per venire a capo di quel problema. Solo la Kruder, l’unica che non ha chiuso il primo boulder, ha raggiunto la presa di zona. Da notare che si trattava lo stesso che nella finale Youth B maschile era stato risolto solo dall’italiano Filip Schenk. Insomma, quel boulder sembrava proprio “fuori misura” per tutte. Anzi, quasi per tutte visto che la serba Stasa Gejo tira fuori dal cilindro un colpo di gran classe trovando il top in soli 2 tentativi! Ergo adesso è lei (unica con 2 top) che vede il titolo mondiale vicinissimo. Ma tutto si gioca sul 4 boulder. Sono in tre che possono superarla: Caulier, Pilz e Nonaka. Devono fare top subito però, al primo tentativo. Sempre che la Gejo non si prenda il top anche del quarto problema. Caulier e Pilz non ne vengono a capo. Tocca alla Gejo che però non arriva al top. A questo punto manca solo la giapponese Nonaka che riesce a trovare la via per il top in… 8 tentativi. Troppi per scalcare la serba Stasa Gejo che, con 2 top in 3 tentativi, è la campionessa mondiale Boulder Juniors. Un titolo che conferma l’indiscussa bravura di questa atleta. Alle sue spalle, con 2 top in 8 tentativi, l’argento va alla giapponese Miho Nonaka. Mentre il bronzo va all’austriaca Jessica Pilz che la spunta sulla francese Margaux Pucheux per una zona in più.

di Vinicio Stefanello / Planetmountain.com

IFSC WORLD CHAMPIONSHIPS 2015

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