FINAL MALE YOUTH B BOULDER
Inutile nasconderlo. Siamo ad Arco. E due italiani in finale per il titolo mondiale della categoria Youth B non possono lasciare indifferenti. Anche perché il primo, Filip Schenk, ha dominato i primi due turni mondiali. E il secondo, David Piccolruaz, in semifinale è stato super rimontando dal 19° al 3° posto della classifica provvisoria. Entrambi vengono da Santa Cristina Valgardena. Entrambi sono dei talenti naturali dell’arrampicata. Oggi è la loro grande occasione, ma quello che si è fatto finora conta quasi nulla. Si riparte da zero. In campo oltre ai due azzurri corrono per il titolo iridato anche il russo Nikolai Michurov, il giapponese Keita Dohi, il belga Lukas Franckaert e il colombiano Juan Diego Romero Salguedo, che con il 2° posto in semifinale è la vera grande sorpresa di questa gara. Il primo step è di quelli che non vorresti mai. Il primo blocco è sulla (“famigerata”) placca rossa. Qui contano l’equilibrio totale e il perfetto controllo del corpo ma anche della mente. Non l’ideale per l’inevitabile emozione che ti prende all’avvio di una gara così importante. Sta di fatto che i primi 3 a provarci (Michurov, Dohi e Franckaert) non vanno oltre la presa bonus… Poi tocca a Piccolruaz. L’azzurro in semifinale proprio su questa placca non è riuscito a passare e… così è anche stavolta. Tutto l’inizio è quasi esclusivamente un gioco di equilibrio sui piedi, poi si deve puntare in alto al top che sembra irraggiungibile. Ci tenta e ritenta anche Romero Salguedo, ma anche lui resta “al buio”. Poi arriva Schenk. Anche l’italiano sembra non avere speranza… Ma tutto dura lo spazio di due tentativi perché, al terzo, arriva il miracolo di quel piede alzato quasi sopra la testa che lo porta in cielo, e al top. Migliore partenza non poteva esserci. Ma ora tocca al 2° boulder e si entra nel regno dello strapiombante con “salto iniziale su presa ultra sfuggente”. Qui ci vuole forza, ma occorre anche avere il controllo totale del corpo. Ci tentano tutti, compreso Piccolruaz (che per la verità arriva vicino alla penultima presa), ma nessuno riesce a venirne a capo. Nemmeno Romero Salguedo che resta ancora in fondo alla classifica provvisoria. Finché, al solito, non arriva Schenk che, al quarto tentativo, risolve tutto. Anche su quella presa d’uscita che nessuno era riuscito a tenere. Il ragazzo oggi sembra proprio inarrestabile. Ma, per scaramanzia, tra gli italiani non si osa commentare. Le dita, però, sono tutte incrociate. Di certo c’è, visto che tutti gli altri sono ancora a zero top, che se Schenk chiude il terzo blocco è già campione del mondo. Appunto il terzo boulder, che poi è lo stesso blocco (strapiombante e con le prese che disegnano un omino stilizzato) che nessuna delle ragazze della finale Juniors era riuscita a salire. Va nello stesso modo anche per i ragazzi, il top di quell’omino resta un miraggio anche per loro. Morale: quando manca ancora un boulder alla conclusione, Filip Schenk con i suoi 2 top contro nessuno di tutti gli altri, si laurea campione del mondo Boulder nella categoria Youth B. Per l’Italia è il primo oro di questi mondiali giovanili. Un grande risultato per l’arrampicata azzurra! Tanto più che si aggiunge al bronzo conquistato stamattina da Asja Golla nella finale femminile Youth B. ma non è ancora finita. Il 4° boulder infatti sarà fondamentale per assegnare i gradini più bassi del podio. Tutti possono ancora farcela, anche Piccolruaz. Ma a prendere il top per primo, e a mettere un’ipoteca sull’argento, è il giapponese Keita Dohi. Nessun altro riesce ad imitarlo. Finché (ormai lo sapete) non arriva lui, Filip Schenk che fa un grande piccolo capolavoro. Si piglia il top del 4° boulder al primo tentativo, sfoderando una tecnica (in opposizione) perfetta. E’ la ciliegina sulla torta e insieme la firma di un grande campione. Alla fine chiude con 3 top in 8 tentativi con un distacco di 2 top dal secondo. Alle sue spalle festeggiano: con la medaglia d’argento il giapponese Keita Dohi e con il bronzo il belga Lukas Franckaert. David Piccolruaz è 5° mentre il colombiano Juan Diego Romero Salguedo è 6°.
FINAL MALE YOUTH A BOULDER
Sembrano non aver fretta di concludere questa ultima prova gli Youth A. O almeno così sembra da come il belga Arnaud Ansion risolve, in 7 tentativi, il blocco di apertura. Naturalmente si fa per dire. Perché gli altri non si fanno pregare per sbrigare subito e al meglio questa “prima pratica”. Così uno dietro l’altro arrivano i top, tutti rigorosamente al primo tentativo. Inizia il francese Hugo Parmentier seguito in “copia conforme” dal giapponese Kai Harada, dallo statunitense Shawn Raboutou, dal francese Jules Nicouleau Bourles e naturalmente dal “vincitore” delle semifinali, il giapponese Yoshiyuki Ogata. Il 2° boulder propone l’ormai conosciuto menù della placca rossa. In questo caso costituito da una lunga striscia di piccole prese e appoggi (tipo Pollicino) che conduce al top. Inizia come sempre Ansion che stavolta “sbriga la pratica” in 2 tentativi. Meglio di Parmentier, che ci mette 3 giri. Mentre Harada centra la soluzione anche lui al secondo tentativo. Ora è chiaro: in questa prima metà di gara chi sbaglia il top rischia di rimanere indietro per sempre. Ma nessuno sbaglia: Raboutou va al top in 4 tentativi, lo stesso fa Nicouleau Bourles, mentre Ogata ne impiega due. Al giro di boa dunque ci sono i due giapponesi in testa perfettamente pari, anche se è Ogata a mantenere il comando in virtù della vittoria in semifinale. Terzo (provvisorio) è Parmentier con 2 top in 4 tentativi. La gara si fa interessante: qui ci si gioca il mondiale con margini davvero ridottissimi. Al terzo boulder Ansion non tiene il passo e sbaglia il top. Lo stesso capita a Parmentier, Raboutou e Nicouleau Bourles, ma non ad Harada che, scatenato, risolve lo spigolo strapiombante in un baleno, alias al primo colpo, centrando il suo terzo top. Come del resto fa Ogata. Dunque si arriva all’ultima stazione con i due giapponesi, Ogata e Harada, perfettamente pari. Finisse qua sarebbero spareggiati dal risultato del secondo turno e il mondiale andrebbe ad Ogata. Invece c’è ancora un boulder, il 4°, che poi è lo stesso affrontato dagli Juniors in finale. Ansion lo sbaglia. Così come Parmentier. Ora tocca ad Harada. Tutti sanno che qui ci si gioca il titolo, compreso lui naturalmente, che chiude al top in due tentativi. Davvero il giapponese è in formato “monster” stasera. Il tempo di attendere le prove, senza top, di Raboutou e Nicouleau Bourles. Poi tocca a Yoshiyuki Ogata che non si fa pregare e centra come un missile, e al primo tentativo, sia il suo 4° top della serata sia il titolo mondiale Boulder Youth A. Grazie allo scatenato Kai Harada (4 top in 6 tentativi uno in più di Ogata) al Giappone va anche il secondo posto e la medaglia d’argento. Mentre al francese Hugo Parmentier (2 top in 4 tentativi) va il bronzo. Infine, solo per un tentativo in più, lo statunitense Shawn Raboutou è quarto. Anche questo (o proprio questo) è il Boulder!
FINAL MALE JUNIORS BOULDER
I magnifici sei finalisti Under 20 della categoria Juniors ormai sono tutti atleti esperti e rodati. Sanno bene quanto sia importante questa finale. Sanno anche, lo si è visto anche nelle altre finali di oggi, che tutto (o quasi) può accedere. Così la partenza del primo blocco è di quelle che possono segnare la gara: il giapponese Tomoa Narasaki (l’ultimo dei qualificati per la finale) sale, come un giocoliere, pinzando quegli “intenibili” piccoli volumi a piramide che vanno verso la fine. E poi voilà, con una facilità disarmante arriva al top. Troppo facile? Tutto è relativo, direbbe monsieur de Lapalisse. In effetti il russo Sergei Skorodumov ci mette ben 9 “caparbi” tentativi per fare lo stesso top. Mentre lo sloveno Anze Peharc, il francese Nicolas Pelorson e il coreano Jongwon Chon ripetono la performance di Narasaki risolvendo il primo “ostacolo” al primo tentativo. Lo statunitense Nathaniel Coleman invece (un po’ a sorpresa visto che viene dal 2° posto delle semifinali) ci mette ben 4 giri per trovare il bandolo. Dunque per ora sono in quattro a comandare la gara. Ma, si sa, questo è solo l’inizio e non bisogna farci caso più di tanto. Infatti il secondo boulder si rileva un vero problema per tutti, o quasi. Pelorson lo risolve in 3 tentativi. Mentre Cho fa capire cosa significhi essere il primo del World ranking e gli risponde chiudendo in scioltezza (al primo giro) questo blocco “delle sbarre da trazione”. Tutti gli altri rimangono a secco. Alla terza stazione Tomoa Narasaki fa capire che lui proprio non ci sta a stare indietro e, in due tentativi, centra il top. Cosa che non riesce a Skorodumov. ma riesce benissimo (cioè in un solo tentativo) a Peharc, Pelorson e Coleman. Chon, invece, ha il primo “cedimento” (si fa per dire) e centra il suo terzo top della serata in 3 tentativi, regalando una speranza a Pelorson che lo affianca. Poi sull’ultimo e decisivo blocco sembrano tutti scatenati. Parte Narasaki, lo segue Skorodumov, poi Peharc, quindi Pelorson: tutti vanno al top al primo tentativo. Solo Coleman spende 4 giri per risolverlo. Quando tocca a Chon tutti sanno che ha un’unica possibilità: centrare il top subito! E così è. Quindi il sud coreano Jongwon Chon è il primo campione mondiale Boulder Juniors con 4 top in 6 tentativi. Alle sue spalle distanziato di appena un tentativo in più sulle zone il francese Nicolas Pelorson è argento. Mentre la medaglia di bronzo va (con 3 top in 3 tentativi) allo sloveno Anze Peharc che supera per un soffio di un tentativo in meno sui bonus il giapponese Tomoa Narasaki. Sì, la gara si è proprio giocata sul filo di lana e con tanti top!
di Vinicio Stefanello / Planetmountain.com
IFSC WORLD CHAMPIONSHIPS 2015