MALE YOUTH B BOULDER
La semifinale Youth B maschile (under 16) parte a razzo, proprio nella migliore tradizione del boulder che è sempre “imprevedibile”. Vanno in finale solo i 6 migliori risultati. Pochi: non si può sbagliare quasi nulla. Si comincia con il cinese Dichong Huang, il 20° classificato delle qualificazioni, l’ultimo a passare in semifinale. Gli va male il primo blocco poi però nel secondo centra il top. Intanto, David Piccolruaz, nelle qualifiche di ieri 19°, passeggia sul primo boulder, chiude il secondo e poi anche il terzo. L’italiano oggi è davvero motivato, grintoso come non mai. Magnifico! L’attende l’ultimo problema, la placca rossa che ha fatto ammattire inutilmente Huang, che chiude la sua corsa con 2 top. Sarà qui che ci si giocherà la gara? Piccolruaz al primo tentativo si supera, quasi fa il miracolo ma non tiene il top. Tenta e ritenta ma non c’è nulla da fare… L’azzurro chiude con un bel 3 top in 6 tentativi. Meglio di lui, subito dopo, fa il colombiano Juan Diego Romero Salguedo che centra anche lui 3 top ma in 5 tentativi. Alle loro spalle sempre con 3 top c’è il belga Lukas Franckaert (6 tentativi ma con 2 tentativi in più sulle zone) e il russo Nikolai Michurov (con 11 tentativi ma il primo a chiudere la placca del 4° boulder). A questo punto in molti pensano che la partita si chiuderà al meglio dei 4 top con una gran quantità di atleti che chiuderanno almeno 3 blocchi. Non è stato proprio così. A parte il giapponese Keita Dohi – che sale al 4° posto in classifica provvisoria con 3 top (compresa la placca) in 9 tentativi – la gara resta “bloccata”. Fino a quando arriva Matteo Manzoni, il secondo italiano in gara. Determinato e deciso, l’azzurro va al sodo e all’ultimo blocco centra il 6° posto provvisorio… l’ultimo per la finale. A questo punto si entra con 4 top o con 3 boulder risolti in meno di 11 tentativi. Tutti ora attendono Filip Schenk, l’azzurro che ha “vinto” le qualificazioni. E Filip non si fa pregare: primo top al 2° tentativo, il secondo al 1°, il terzo sempre al 2° e poi sul quarto ha il “problema placca” che non risolve. Ma non importa è lui che, per il “niente” di un tentativo di zona in meno vince, anche questo secondo turno, passa in finale e mantiene la testa della corsa. Alle sue spalle c’è il bravissimo colombiano Juan Diego Romero Salguedo, la vera sorpresa della gara. Poi passa in finale, con una “scalata” dal 19° al 3° posto provvisorio da incorniciare, anche l’altra punta della nazionale italiana David Piccolruaz. Completano nell’ordine il sestetto dei finalisti: il belga Lukas Franckaert, il giapponese Keita Dohi e il russo Nikolai Michurov. Peccato per (un bravissimo) Matteo Manzoni, il terzo italiano in gara, che con 3 top in 11 tentativi è il primo degli esclusi dalla finale per un “niente” di 2 tentativi in più sulla zona. Una cosa è sicura: domani la finale sarà incandescente ed infiammerà sicuramente il pubblico (grande, caldo e numeroso) di questi mondiali.

MALE YOUTH A BOULDER
Sono le 15.00 in punto. Sul Climbing Stadium di Arco splende il sole. E si riparte per la seconda sessione di questi Mondiali Giovanili Boulder. In pista scendono gli Under 18 della categoria Youth A. In questa tornata i maschi corrono nella Lead Wall. Strano vedere la base della parevano dei Rock Master trasformata in zona boulder. Qui, ormai si sa, nei primi due problemi occorre lavorare di tecnica, sfruttare gli angoli anzi i contorsionismi. Stavolta, infatti, il boulder d’ingresso ha un’enorme semisfera, sembra una “gigantesca” pancia che bisogna… abbracciare. Non facile, anzi poco “materna”. Infatti nessuno riesce a venirne a capo. Il secondo blocco ha una partenza di quelle che si ricordano: si corre da destra a sinistra e si lancia alla presa che apre lo start verso l’alto. Poi si passa ai due blocchi finali, in strapiombo. La sorpresa arriva presto dal polacco Szymon Pecikiewicz che risolve i boulder numero 2 e 3 al secondo tentativo ma sbaglia il quarto. Molto meglio di lui, però, fa il belga Arnaud Ansino che centra il Top del secondo blocco al primo tentativo, il terzo al quinto e poi fa un gran colpo inaugurando il top del quarto, e ultimo blocco, al secondo tentativo. Bravissimo, e anche un po’ inaspettato: è lui il leader provvisorio. Siamo a metà gara e, intanto, la “pancia” della prima stazione resta un enigma per tutti. Fino all’arrivo di Aidan Roberts. Il britannico impiega 5 tentativi ma fa il miracolo: anche la “pancia” è risolvibile. A questo punto tutti i blocchi sono stati saliti, mentre in campo stanno arrivando i primi della classifica provvisoria.
Ma è sempre Aidan Roberts che tiene alta l’attenzione: dopo il primo, chiude anche il secondo in 5 tentativi, poi lotta sul 3° e 4° senza venirne a capo però. Chiude con 2 top, superato in classifica provvisoria nell’ordine dallo statunitense Benjamin Hanna, dall’austriaco Florian Klingler e dal polacco Szymon Pecikiewicz. A questo punto della gara, quando mancano dal gioco solo i primi tre della classifica provvisoria, sembra quasi sicuro che 3 top diano una qualche sicurezza di passaggio in finale. Intanto il francese Jules Nicouleau Bourles è balzato in testa alla corsa con 3 top in 6 tentativi. Alle sue spalle anche lo statunitense Shawn Raboutou (fratello di Brooke finalista nella categoria Youth B) con tre top in 7 tentativi si mette in buona posizione, seguito dal giapponese Kai Harada (3 top in 8 tentativi) e dal belga Arnaud Ansion (3 top in 10 tentativi). Intanto il tedesco Max Prinz (4° nelle qualificazioni) sta scalando la classifica. E’ l’unico (con Aidan) ad aver chiuso il primo boulder, prosegue con il secondo e anche con il terzo, ma poi sul 4° blocco si ferma finendo la sua corsa con 3 top in 13 tentativi al 5° posto provvisorio.
Ma ora in campo stanno correndo il giapponese Yoshiyuki Ogata, lo svizzero Baptiste Ometz e il francese Hugo Parmentier, i tre leader parimenti della classifica delle qualificazioni. Ogata non riesce sul primo blocco, ma poi ingrana la marcia e brucia sia il 2° che il 3° ostacolo al primo tentativo. Poi sull’ultimo step ingaggia una lotta lunga tre tentativi per risolve anche il 4° blocco: è il primo delle semifinali e conquista il primo dei sei biglietti per la finale. Bravo e caparbio! Parmentier, dal canto suo, ha ragione del primo step (di quella “pancia” che ha avuto solo 3 top) in 5 tentativi. Ma sbaglia il 2° boulder per poi riprendersi alla grande sul 3° e 4° che porta a casa risolvendoli, rispettivamente, in un tentativo e in due. Per lui è il 5° posto e insieme la finale. Nulla da fare, invece, per Ometz che chiude con 2 top. Dunque alla fine, dopo una gara veramente intensa e incerta fino all’ultimo, hanno conquistato la finale nell’ordine: Yoshiyuki Ogata (Jpn), Jules Nicouleau Bourles (Fra), Shawn Raboutou (Usa), Kai Harada (Jpn), Hugo Parmentier (Fra) e Arnaud Ansion (Bel). Se si pensa che sono passati tutti con 3 Top e che i primi 4 sono divisi solo da un tentativo in più l’uno dall’altro, è facile pronosticare una finale tiratissima fino all’ultimo. D’altra parte questo è il Boulder, signori.
MALE JUNIOR BOULDER
Alle 18:00, con l’Ora, il benefico vento del Lago di Garda rinfresca un po’ l’aria. E ci voleva! Ai blocchi di partenza c’è la terza semifinale della giornata, quella degli Juniors o degli Under 20. Qui i giochi (i blocchi) si fanno davvero seri. Molti di questi atleti hanno già assaggiato la Coppa del mondo Senior. Per molti, poi, è l’ultimo mondiale giovanile. Chiaro che tutti vogliano sfruttare l’occasione al massimo e puntare ai 6 posti della finale. Così la partenza è subito di quelle intense e tirate. Come quella del russo Sergei Skorodumov che si mette subito in evidenza conquistando in successione il top del 1°, del 2°, del 3° per poi “perdersi” sulle prese aleatorie degli strapiombi del 4° blocco. Una prestazione davvero notevole la sua: 3 top in 17 tentativi destinati a durare a lungo in vetta alla classifica provvisoria. Fino a che non iniziano la loro corsa lo sloveno Anze Peharc, il sudcoreano Jongwon Chon e il francese Nicolas Pelorson. Peharc inizia sbagliando il primo blocco ma poi è inarrestabile: con grinta e in sette tentativi vince la corsa sul 3° boulder, liquida in 2 tentativi il 3° e poi centra il top anche sull’aleatorio e strapiombante 4° ostacolo. Per lui un risultato di 3 top in 14 tentativi che può valere la finale. Pelorson con una corsa regolarissima sbaglia solo il 2° boulder e conclude con 3 top in 12 tentativi, anche lui è in piena corsa per la finale. Chon, dal canto suo, parte alla grande e, destreggiandosi e contorcendosi per superare le “pance” dei due volumi a semisfera, risolve il primo step al 3° tentativo. Sul 2° boulder lotta allo stremo e con ben 12 tentativi raggiunge la cima, mentre risolve con un primo magnifico tentativo lo strapiombo del 3° boulder. Per concludere poi la sua corsa alla grande con il top in 3 tentativi del 4° blocco. Chon è primo con 4 top in 19 tentativi: è quasi sicuramente in finale. Gran gara! Tesa ed incerta fino alla fine. In piena corsa, infatti, c’è anche lo statunitense Nathaniel Coleman che parte in maniera perfetta: top sui primi due boulder letteralmente “bruciati” al primo tentativo. Prosegue poi sul terzo blocco dove si permette il top in 2 tentativi. Ora non gli resterebbe che il 4° step per concludere il piccolo capolavoro, ma lo sbaglia. Poco male: con 3 top in 4 tentativi è secondo. Dunque, alle spalle del magnifico coreano Jongwon Chon unico a fare l’en plein, con tre top passano in finale nell’ordine: lo statunitense Nathaniel Coleman, il francese Nicolas Pelorson, lo sloveno Anze Peharc, il russo Sergei Skorodumov. Mentre con due top in 5 tentativi (uno in meno dello spagnolo Jonatan Flor Vazquez e del tedesco Alexander Wurm) l’ultimo posto della finale è del giapponese Tomoa Narasaki. Domani la battaglia riprende con l’atto finale per il titolo! sapendo com’è il boulder e vedendo come è andata oggi: tutto può succedere.
di Vinicio Stefanello / Planetmountain.com
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