Final female youth B lead
Stamattina il tempo è uggioso per questa prima finale della Youth B – Under 16. Ma queste ragazzine – le otto magnifiche finaliste – non si fanno certo spaventare per così poco. Così è anche per gli spettatori: un mare di ombrelli di tutti i colori riempie il Climbing Stadium. E si parte. La russa Viktoriia Meshkova inaugura i giochi sulla grande parete di sinistra. C’è attesa e anche un po’ di tensione: oggi le vie sono più difficili, com’è giusto sia per una finale. La russa (passata con l’ottavo posto delle semifinali) sale bene, oltre metà via. La croata Jani Zoraj si ferma dopo di 3 prese. Mentre è la russa Elena Krasovskaia che si spinge oltre conquistando ancora un po’ di parete (3 prese in più). Troppo poco. Il top è ancora lontano… Intanto però il sole ha scacciato la pioggia ed ora il Climbing Stadium brilla. Tocca alla russa Eliska Adamovska ma oggi per lei non è giornata sale di pochissimo sopra la Zoraj. Sì, questa via non regala proprio nulla, occorre conquistarsela presa su presa. Come fa la statunitense Brooke Raboutou che da brava figlia d’arte, il papà è Didier e la mamma Robyn Erbesfield ovvero due dei grandi del Rock Master, si spinge oltre metà via. Vince i quattro volumi azzurri (a piramide) per poi superare anche le loro “gemelle” rosse. Poi c’è quella grande presa nera, sembra sfuggente, difficile da tenere… infatti, è li che cade. D’altra parte quello che sembra proprio l’ostacolo per l’ultima parte della via, ferma anche l’italiana Laura Rogora (bravissima). La slovena Mia Krampl (la penultima della start list) fa un po’ meglio recuperando un paio di prese. Insomma siamo, in pieno strapiombo, alti ma ancora lontani dal top. Ora ne manca solo una. E’ la statunitense Ashima Shiraishi. Fin qui ha dominato la gara Boulder (è la nuova campionessa mondiale) centrando tutti e 12 i top. E, anche nel Lead, non solo ha sempre comandato la corsa ma ha anche centrato tutti i top. Forse non occorre neanche precisare che è stata l’unica a farlo. Dunque ora sta correndo Ashima ed è un’altra gara: va sempre più su, regolare e decisa, inarrestabile. Si ferma un attimo a riposare nella sezione delle “piccole pirati azzurre”, e poi riparte. Prende la grande presa nera (quasi con nonchalance) e poi… non c’è più storia. Il suo cammino al top sembra quasi una formalità. Tutto quello che le hanno proposto lei l’ha risolto, dal boulder al Lead. Più di così non poteva fare… E, dopo il boulder, Ashima Shiraishi si prende il titolo mondiale anche del Lead. Sì, la ragazzina è davvero una “fuori categoria”, pardon “una fuoriclasse” come se ne sono viste poche in questo sport. Alle sue spalle la slovena Mia Krampl è medaglia d’argento. Mentre l’italiana Laura Rogora conquista un bel terzo posto.
Final female youth A Lead
La seconda finale per il titolo mondiale Lead vede in scena le Under 18 della categoria Youth A. La via è quella sulla torre di sinistra, la stessa in cui si è disputata la finale delle “piccole” della categoria B. Ormai il pubblico conosce i “filtri” di difficoltà alias gli ostacoli da superare per puntare al top. Soprattutto quella grande presa nera sfuggente che dà il via per l’ultima (ancora impegnativa) parte che va verso la cima, il top. La svizzera Michelle Hulliger si ferma lontana da quel punto cruciale. Meglio fa la britannica Grace McKeehan che arriva quasi in zona “cesarini”, cioè dentro all’area che prepara l’allungo verso quella presa che ormai (dalla gara Youth B) è considerata quasi un ponte verso l’alta classifica. Un ponte che resta lontano anche per la torinese Ilaria Scolaris che si ferma più in basso, toccando lo stesso punto della Hulliger. Subito dopo tocca all’altra italiana di questa finale per il titolo iridato, Asja Gollo che supera la McKeehan, continua ma cade proprio al limite. E’ prima, a più 4 prese dalla britannica. Ma quel cancello d’ingresso verso l’ultima parte del percorso sembra restare ben chiuso. Anche per la statunitense Claire Buhrfeind che si ferma ad una presa dalla compagna di squadra McKeehan. Solo la terza statunitense in gara, Margo Hayes, riesce a “sfondarlo” e andare oltre. Una cosa che non riesce nemmeno alla giapponese Aika Tajima che supera la Gollo di una presa ma si ferma a meno 3 prese dalla Hayes che, quando manca solo una concorrente, è prima. Alle sue spalle Tajima è seconda, e Gollo terza. Una classifica che (purtroppo soprattutto per l’italiana) moltissimi sanno che cambierà sicuramente. L’ultima a scendere in campo, infatti, è la slovena Janja Garnbret. La dominatrice assoluta (e neo campionessa mondiale) del Boulder e, fin qui, l’unica della Youth A ad aver centrato tutti i top della gara Lead. Così, quando Janja supera il punto di svolta della via e entra nella zona del top, in pochi si stupiscono. Lei, dal canto suo, va dritta come una campionessa vera al top. Vince così, dopo il Boulder, anche il titolo mondiale del Lead. Dimostrando che questi giovanissimi vanno fortissimo in entrambe le discipline. Ma, e soprattutto, anche se non lo si scopre ora, che lei è una sicura campionessa del prossimo futuro. Alle sue spalle la statunitense Margo Hayes è seconda bissando così la medaglia d’argento vinta nel Boulder. Mentre la giapponese Aika Tajima è medaglia di bronzo. L’azzurra Asja Gollo è quarta e, per una presa in meno, non riesce a replicare il terzo posto del Boulder. Mentre Ilaria Scolaris è settima.
Final female Juniors Lead
Nella finale delle Under 20 il punto di svolta è arrivato improvviso e porta la firma dell’austriaca Jessica Pilz. Prima di lei sulla grande parete di destra tutte si erano fermate in basso, ancor prima di entrare nel vivo della zona di quel grande strapiombo a onda rovescia e del tetto finale che apre la “zona del top”. Non erano riuscite ad arrivarci né Julia Fiser, né l’italiana Claudia Ghisolfi che aveva superato l’austriaca solo di una presa. Meglio aveva fatto la francese Salomé Romain che si era spinta 5 prese oltre la Ghisolfi. Mentre la slovena Tjasa Kalan “sprofondava” molto più in basso. A questo punto iniziava la gran corsa della Pilz. L’austriaca non solo è passata davanti a tutte ma, con grande tenacia, è riuscita a districarsi bene anche sotto al tetto. E, dopo quell’arrampicata a testa in giù, per nulla facile e molte volte addirittura “disorientante”, è riuscita anche ad uscirne fuori lì dove ormai mancavano solo poche prese alla fine della via. Grande prova la sua. Che vale il podio. Tanto più quando la svedese Ottilia Kajsa Rosen (autrice di uno dei tre top della semifinale) si è fermata molto più in basso, all’altezza della francese Salomé Romain. Ma ancora di più quando la francese Julia Chanourdie, la seconda della semifinale, cade due prese prima. A questo punto, quando manca la corsa di una solo un’atleta, la Pilz è prima provvisoria e sicura medaglia d’argento. Mentre la Chanourdie è sicuramente terza. Adesso è arrivato il momento di Anak Verhoeven. La belga deve difendere il suo primo posto delle semifinali. Sa che la distanza dalle altre non è grande. Come sa che dovrà dare tutto. E davvero dà tutto, anche tecnicamente, soprattutto sotto al grande tetto e all’uscita. Poi stringe i denti e riesce con un ultimo strappo a superare Pilz di una presa. E’ lei, Anak Verhoeven, la nuova campionessa del mondo Lead Juniors. L’austriaca Jessica Pilz è argento. La francese Julia Chanourdie è bronzo. Mentre Claudia Ghisolfi chiude la sua corsa mondiale Lead al 6° posto.
di Vinicio Stefanello / Planetmountain.com
IFSC WORLD CHAMPIONSHIPS 2015